ARTE TEATRO

“Prima o poi lo pubblicherò…” Grazie Alessandro Quasimodo e  Olga Karasso

Alessandro Quasimodo, attore regista, presenta Miriana Ronchetti

 

“Il mio scopo non è insegnarvi a recitare,

 il mio scopo è aiutarvi a creare

un uomo vivo da voi stessi” – Konstantin Stanislavskij

Questo libro è figlio della passione. Una passione profonda, debordante, incontenibile, tanto grande che anche il condividerla si fa necessità. Per questo, ci sembra di intuire, per questa irrefrenabile voglia di farci partecipi della sua passione, Miriana Ronchetti ha voluto regalare al pubblico il suo “manuale per un teatro interiore”. Il Teatro! Passione e condivisione sono la stoffa stessa della materia teatrale. Fin dalla sua nascita il Teatro è questo: un fatto politico, la cerimonia civile che per prima, nelle tiepide e ventilate serate dell’Attica, pose l’uomo al centro del suo stesso sguardo. Non per abbellire, non per addolcire, non per giustificare la sua vita e la sua condizione esistenziale, bensì per raccontarla e, raccontandola, accettarla: “perché una delle più grandi fatiche per l’uomo è proprio l’accettazione di se stesso ”(scrive Miriana). Fin da quell’alba della nostra civiltà, che forse proprio il teatro caratterizza come fatto nuovo, la logica del mettere in scena è tutta contenuta nella “relazione”: il coro e la figura tragica, l’attore e lo spettatore, il palco e gli spalti.

Il corpo e l’anima, mente e materia, concetto e gesto si uniscono nel teatro senza disperdersi l’uno nell’altro ma unificandosi nel contrasto: si può ben dire che questi elementi, tutti insieme, fanno del Teatro lo specchio della vita. Come ci ricorda la mia carissima amica Miriana (regista e drammaturga, ma soprattutto appassionata attrice, autrice e docente di recitazione) il teatro è azione, interiore tanto quanto gestuale. Questo agire, che nella recita quotidiana delle nostre esistenze avviene spesso senza coscienza (“Tutti noi stiamo facendo teatro inconsapevolmente”), e forse proprio per questo spesso non ne siamo contenti, nel teatro richiede attenzione, preparazione, tecnica, profondità di sguardo anche interiore. Tanti sono i suggerimenti, i consigli esperti (e profondamente sentiti perché vissuti in prima persona) che il libro offre sia a chi voglia provare a mettersi in gioco e anche soprattutto a chi, semplicemente, sente il desiderio di capire cosa si nasconde al di là e prima della messa in scena. Esercizi, pratiche e metodi vengono suggeriti per imparare a fare teatro ma anche, cosa ancora più importante, per imparare a vederlo, a gustarlo e, come fine ultimo, per imparare a vivere: il manuale infatti ci accompagna progressivamente a riconoscere che noi tutti siamo attori, e che -come già i Romani indicavano nel linguaggio comune- persona vuol dire maschera. Grazie a Pirandello poi scopriremo che non siamo nemmeno una sola maschera…ma infinite maschere! (appunto uno nessuno e  centomila…)

Il mio lavoro

Aristotele vedeva nel teatro la cura purificatrice della Città; oggi noi moderni possiamo spingerci ancora oltre e, grazie all’anima ribelle del teatro, anche il singolo individuo può servirsene: può infatti fare del teatro un farmaco, magari come antidoto protettivo nei confronti di quella Città che spesso lo vuole costringere entro rigidi paletti. Un farmaco capace di sgombrare la mente da tanta zavorra accumulata, capace però di farci ritrovare quella verità fondamentale, anche se spesso trascurata, che solo i bimbi sanno per istinto: stiamo giocando! E Miriana lo sa trasmettere con infinita passione e professionalità.                     

Alessandro Quasimodo

Olga Karasso, scrittrice, presenta Miriana

Il Teatro nell’anima “Guardatemi! Ci sono anche io!”. Il primo grido di ogni creatura vivente. Malgrado gli evidenti condizionamenti naturali e socioculturali che da sempre accompagnano il dramma umano, ognuno ha disperatamente cercato e cerca di tracciare una sua personale via per stare al mondo offrendosi uno scopo – tanto meglio se nobile – nel tentativo di posizionarsi e rappresentarsi con “una ragion d’essere” in questo immenso mistero che ci avvolge e ci interpenetra. Differenziarsi comunque. Costi quel che costi. Al di là di tanti meravigliosi proclami di libertà, impresa oggi forse ancor più faticosa di quelle del passato in un mondo di oltre sette miliardi di individui votato alla globalizzazione. Al livellamento mentale. Qualcuno tuttavia evade. Non intimorendo granché perché scambiati certi atteggiamenti per semplici stravaganze o capricci di personalità egoiche, gli unici forse che siano stati – rispetto ad altri mortali – e che sono tuttora capaci di eludere questa morsa di appiattimento in genere sono gli artisti più o meno indipendenti. Gli attori. Molti. Alcuni. Quelli che non ricevono aiuti e non rientrano nei gruppi di potere. Liberi di permettersi ogni genere di fantasie sino a quando considerate innocue. Avanti tutta! Quel che precede giusto per parlare di lei: Miriana Ronchetti. Personaggio teatrale, appassionato e appassionante, che conosco oramai da parecchi anni. A prima vista leggermente naïve. Ne ammiro l’autodeterminazione mescolata con una buona dose di testardaggine. Attrice… drammaturga… scrittrice… insegnante… e molto altro. In movimento continuo. Apparentemente instancabile. A tratti così indifesa. Altruista. Umana.                                            

Ne il Teatro nell’Anima, suo ultimo scritto, traspare in pieno lo straordinario lavoro di diffusione che ha svolto per anni e svolge intorno a sé insegnando ad altri – sovente gente del tutto comune – come stare diritti in piedi affrancandosi nell’arte della recitazione e come conquistare – attraverso e sotto le infinite maschere che il Teatro propone – la sensazione di poter finalmente riconoscersi e di essere riconosciuti. Nessun dettaglio viene tralasciato. Un’opera di grande generosità.

Solo l’amore mi ha condotta qui.